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Che cos’è un ascolto ad orientamento psicoanalitico?

“Per la psicoanalisi conta unicamente la singolarità di ciascuno.”
– N. Floury

Ci sono momenti in cui qualcosa si inceppa: un sintomo, un’ansia improvvisa, un dolore che continua a farsi sentire e non si riesce più ad andare avanti. È in questi momenti che può nascere la domanda di aiuto.
E spesso la prima domanda che ci si pone è: a chi mi rivolgo? E soprattutto… di che cosa ho davvero bisogno?

In un panorama ricco di approcci, tecniche e professionalità diverse, orientarsi può risultare complesso.
Voglio raccontarti cosa significa, per me, lavorare attraverso un ascolto ad orientamento psicoanalitico. Per farlo, vorrei iniziare proprio da questa parola: ascolto.

Un ascolto che non si accontenta delle apparenze

L’ascolto orientato dalla psicoanalisi non è semplicemente registrare ciò che una persona racconta.
Un ascolto psicoanaliticamente orientato è un modo singolare di prestare attenzione alle parole del paziente. Un atto che lascia spazio all’inatteso, inteso come ciò che sfugge, ciò che sorprende persino chi parla. Ciò che insiste attraverso deviazioni, sogni, lapsus e rotture del linguaggio.

Non si tratta di dare consigli o interpretare la vita altrui, ma di offrire un luogo dove:

  • il giudizio resta fuori,
  • le risposte non sono immediate,
  • i significati non sono già scritti.

Freud parlava di “attenzione fluttuante” (1912, p. 532), necessaria per mantenere un ascolto che sia sospeso, non conformato ad aspettative, saperi o inclinazioni: sospendere ciò che penso di sapere, per lasciare emergere ciò che la parola porta con sé. Bion invitava il terapeuta a scartare memoria e desiderio (1967): ad accogliere il nuovo.
L’ascolto psicoanalitico è un ascolto che non si accontenta delle apparenze.
Perché anche un semplice «sono triste» può voler dire qualcosa di unico e mai scontato.

La cura nasce dal parlare

In una seduta si parla.
Al centro è la parola di chi domanda.
Non si tratta di raccontare bene la propria storia, ma di ascoltare ciò che nella storia ritorna, si inceppa, inciampa.
La cura non è lo scopo: è l’effetto del parlare.
Un sintomo – quello che insiste nella nostra vita – non è semplicemente un problema da rimuovere, ma espressione di una struttura singolare, plasmata in relazione agli altri e inscritta nel corpo.
Il sintomo non è un nemico da combattere, ma un messaggero da interrogare.

  • Perché compare adesso?
  • Che posto e che funzione ha nella mia vita?
  • Come ne sono implicato?

Lacan ci ricorda che “l’inconscio è strutturato come un linguaggio” (1964, p. 21): e allora è la parola, nella sua spontaneità e nel suo incespicare, che ci permette di dar voce ai nostri vissuti e che può rivelare ciò che non sapevamo di sapere.

Non soluzioni pronte: un accompagnamento al desiderio

Spesso ci si aspetta che lo psicologo dica cosa fare per stare meglio.
Ma la psicoanalisi non prescrive una vita, non offre ricette rapide per “normalizzare”.
L’ascolto cerca l’unicità della storia di ognuno: ogni soggetto è differente, così come lo è il suo modo di soffrire e desiderare.
La bussola è altrove: al modo particolare in cui ciascuno soffre ed ama, alla trama del proprio desiderio, a ciò che si ripete.
Il lavoro non è aggiustare la persona perché sia come dovrebbe essere, ma permetterle di incontrare ciò che la abita davvero. E quando si incontra quel punto, spesso qualcosa può cambiare.

Un percorso che nasce da un incontro

Ogni percorso terapeutico inizia da una domanda e da un incontro.
Il primo colloquio serve a capire se possiamo lavorare insieme: se quel luogo può diventare uno spazio dove dire… e anche tacere quando serve.
È un invito a scoprire, a poco a poco, cosa c’è dietro quel nodo che ritorna.
Un invito a prendere posto nella propria storia, ad assumere il proprio nome come marca della propria particolarità.
In conclusione, un ascolto ad orientamento psicoanalitico è un ascolto che può alleviare la sofferenza ma che ha soprattutto il desiderio di favorire una soggettivazione.
Se senti che un ascolto diverso potrebbe aiutarti a fare chiarezza, a decifrare la tua sofferenza o a riprendere contatto con il tuo desiderio, questo potrebbe essere il punto da cui iniziare.

 

  1. Bion W., (1967), Notes on memories and desire, The psychoanalytic Forum, vol. 2, num. 3
  2. Freud S. (1912). Consigli al medico nel trattamento psicoanalitico. In Opere, vol. VI., Bollati Boringhieri, Torino, 1967-1980.
  3. Lacan S., (1964), Il seminario. Libro XI. I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi, tr. it., Einaudi, Torino 1973.

* Fotografia di copertina Alberto Burri, Bianco Cretto, 1973